Poteri avveniristici della campionatura sonora. Siamo quasi alla metà del 1982, quando Peter Gabriel - scoperto il prodigioso Fairlight (in Italia c'è già Battiato che lo sta usando ne L'arca di Noè) - comincia a colorare le proprie nuove composizioni con tinte "lontane". La passione per le sonorità africane, asiatiche e amerindie lo porta a campionare ritmi e timbri per poi fonderli con il dettato armonico e melodico. Il risultato di questo prodigioso e affascinante work in progress si chiama Peter Gabriel IV (o Security negli States). Colpisce subito il lavoro sulle ritmiche, trattate al di là di qualsiasi "pregiudizio" occidentale, con inserimenti studiati e accattivanti; in un certo senso questo album mostra affinità e anticipazioni con un altro prodotto, magari meno noto, ma altrettanto seminale in direzione della World Music: mi rifersisco a The Rhythmatist di Stewart Copeland (che, però, uscirà 3 anni dopo).
Ovviamente Gabriel aumenta lo spessore dell'LP con felici elementi connessi al proprio spirito engagé: San Jacinto nasce dal suo contatto diretto con il Sud America precolombiano; il protagonista di Wallflower è il leader sindacalista polacco Lech Wałęsa (i fatti di Danzica sono cronaca quasi recente); in Shock the monkey si scomoda lo scimmione istintivo che c'è in noi, magari ricorrendo a qualche archetipo junghiano; a proposito dello psicoanalista svizzera, Jung "regala" a Gabriel il pretesto testuale per raccontare la "possessione ritmica" provata durante una session indigena di percussionisti africani (The Rhythm of the Heat).
A garantire la tenuta complessiva di questa quarta uscita, il solito pool di collaboratori (Jerry Marotta, Tony Levin, Larry Fast, Morris Pert e David Rhodes) più un nobile cameo di Peter Hammill nei cori di The family and the fishing net, Shock the monkey e Lay your hands on me.
Peter Gabriel IV è uscito il 13 aprile con "Il Corriere della Sera" e "TV & Sorrisi Canzoni". (Riccardo Storti)
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