sabato 10 novembre 2012

GENESIS - The Ultimate Collection - Three Sides Live


Inutile girarci intorno. I Genesis dal vivo sono sempre una storia a sé. Pensiamo a quell’elogio dell’imperfezione che fu Genesis Live del ’73 oppure quella ricerca della perfezione che è stato Seconds Out. Lì si sente – nel bene e nel male – la forza e la forma del collettivo.
Ammetto che ho sempre guardato, invece, Three Sides Live con una certa diffidenza. E mi sbagliavo. Frutto dei soliti pregiudizi in direzione di Abacab e dintorni. Invece, anche in questo caso, i Genesis non si smentiscono. L’attacco di Turn It On Again ammalia e avvince proprio per la sua potenza live, idem dicasi per tutti gli altri compagnucci di Duke. Confesso che pure - la mai non troppo vituperata - Abacab assume un fascino inatteso, imprevedibile, probabilmente corroborato da alcuni felici spazi di inserti improvvisativi. E lì che riemerge sempre – più genuino che mai – lo spirito Genesis.
L’amarcord anni Settanta non è male, ma, senza Gabriel e senza Hackett, brani come In the Cage, Watcher of the Skies e The Fountain of Salmacis si fissano alla stregua di un onesto tentativo di decente calligrafia dal vivo ma nulla più. Detto tra noi (con il senno di poi), certe tribute band - qualche lustro più tardi - sapranno fare di meglio… Collins val bene la melodia: lì è un maestro da Afterglow in poi, ma, per il resto, manca di quella vocalità teatrale che solo Gabriel è riuscito ad esprimere con naturalezza. Mi vengono in mente alcune sfumature timbriche di The Fountain of Salmacis e di In the Cage: la differenza tra Gabriel e Collins si chiama “studiata spontaneità”. Collins fa quello che può e, talvolta, sfiora l’artificio. Ci sta e, al limite, si lascia pure apprezzare, ma è proprio un’altra storia.
© Riccardo Storti

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