Quanto scalpore attorno all'analisi di un passo tratto dall'introduzione a L'infinito viaggiare di Claudio Magris. Beh, sotto sotto, lo stupore dei ragazzi è pure - se non condivisibile, almeno - comprensibile. Siamo stati - più o meno... - tutti studenti e l'abitudine non cambia... La mia "matura" dell'88: per me la Letteratura Italiana era un percorso che andava da Foscolo a Montale e stop. Qualche corridoio laterale, ok; ma sarebbe bastato sforare in Calvino o in Pasolini per cadere nel panico più totale. E, infatti, quell'anno uscì la traccia sulla condizione della donna nel romanzo del Novecento. E noi che eravamo fermi a Pirandello e Svevo. Bel casino. Invece no. Perché la nostra prof. (la mitica Cicchetti), per tutto il triennio, ci invitò a leggere i classici del Novecento. Calvino, Levi, Pasolini, Pratolini, Vittorini, Fenoglio, Pavese, Moravia... nessuno di questi in programma, ma ognuno di noi aveva almeno letto Metello, Cristo si è fermato ad Eboli, Il partigiano Johnny, Ragazzi di vita o La Ciociara... quindi: Bingo! E il tema fu un successo (grazie proprio a quei consigli ex cathedra, anzi, extra cathedram...). Mezza Italia si lamentò, ma per noi fu una benedizione...
E quello che è accaduto oggi con Magris non è stato tanto diverso. Ora si tratta di capire come si sia verificato questo scollamento tra chi ha redatto le tracce e la realtà intorno ai "saperi e alle competenze" della nostra scuola. Perché non tutti "fanno" Magris. Ma Magris è una figura tutt'altro che secondaria o minore della letteratura (non dico italiana ma) europea. Qualche volta, cari ragazzi, potreste averlo incocciato... addirittura per sbaglio. Magari già dalle medie. Quale insegnante, parlando del Danubio, può dimenticare il bestseller di Magris? Non dico leggerne alcuni passi in classe (il che farebbe, comunque, più che bene...), ma citarlo, come insigne esempio di una letteratura foriera di curiosità. Ma quella di Danubio non è solo letteratura periegetica, perché Danubio - un po' come il fiume - ti porta lontano. E già da qui si capisce che la traccia sul "viaggiare" risultasse ottima per chi avesse letto quel testo. Che non è un testo di nicchia... tanto che la Mondadori lo editò pure in economica (e, ancora oggi, qualcuno lo potrebbe anche trovare tra i banchi del supermercato).
Ma Magris esce fuori, senza equivoci, diretto, come "persona informata dei fatti", ogniqualvolta emerge l'annosa questione degli scrittori triestini. Saba e Svevo si portano all'esame? E, allora ecco che il prof. consiglia: "Per chiudere il cerchio... e per capire quella città, leggete Magris!". La studentessa zelante del primo banco, occhialini e mano alzata: "Prof., ma chi è Magris?". E vai... parte un nuovo capitolo.
Altri agganci... Parliamo di ebrei, arriviamo alla letteratura mitteleuropea di lingua tedesca, si toccano Kafka, Roth e altri protagonisti dell'Austria Infelix? Toc toc e spunta fuori Magris. E si potrebbe continuare...
Questa mia riflessione nasce da una veloce scorsa ai post apparsi sui vari social network e, da quanto i ragazzi scrivono, pare che Magris sia un carneade. Però non è così. Ma non è nemmeno tutta colpa loro. E nemmeno dell'istituzione scuola che deve fare più i conti con la burocrazia che con la formazione. Inoltre, fuori, un mondo incapace di valutare le priorità necessarie. D'altra parte cosa sosteneva proprio Roth? "Oggigiorno si vive della capacità di dimenticare alla svelta e senza esitazione." (Riccardo Storti)
Sarebbe bello se a scuola venisse insegnato l'amore per lo studio.
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