lunedì 29 agosto 2011

Salim Ghazi Saeedi - Iconophobic (2010). La svolta solista

Sciolta la sigla Arashk, Salim Ghazi Saeedi prosegue per la propria strada assecondando le intuizioni di Ustuqus-al-Uss verso il suo primo album solistico, Iconophobic. E la strada procede in chiave squisitamente autarchica, visto che il nostro è compositore, arrangiatore, interprete e tecnico del suono. Sempre nello studio domestico a Teheran. Maggiore elettronica, ma più per necessità che non per scelta stilistica. Salim ormai pensa per orchestra ed i suoi brani cominciano a vivere di strutture armoniche e ritmiche più elaborate e attente a sfumature timbriche non limitabili ad indefiniti patch di synth. Ma non può andare oltre. Salim resta isolato, benché Internet sia sempre una bella mano. Qui da noi, il ragazzo avrebbe tanti bei compagnucci di gioco – prima di tutto, un batterista - per realizzare sogni che, comunque, già su CD lascerebbero intravedere pregevoli sviluppi. Lo stesso tratto chitarristico è più meditato, meno affrettato, calcolato e foriero, addirittura, di frammentazioni ritmiche progressive: prendiamo A Satire on Hell (in 5/4), The Songful Song of Songbird, Don’t You See the Cheerful Rainbow? dalle profonde linee frippiane. Linguaggio da colonna sonora in Dance in Solitude, Breast Milk, nella cameristica Eternal Melancholy of Loving Women e nell’etnottronica Give My Childhood Back.

Giunti alla conclusione di questa retrospettiva dedicata all’artista iraniano Salim Ghazi Saeedi, è giusto sottolineare come simili compositori meritino sostegno, se non altro per la forza di volontà. E il talento: è in questo caso che dovrebbero subentrare quelle produzioni preposte a valorizzare un musicista. Perché non si può fare tutto da soli.

© Riccardo Storti


Nessun commento:

Posta un commento