martedì 26 giugno 2012

PETER GABRIEL COLLECTION: Ovo


Quanti amici "progressivi" che, ancora oggi, faticano – non tanto a capire, quanto – ad accettare le continue piroette di Peter Gabriel. Alcuni di loro, addirittura, non gli perdonano ancora la dipartita dai Genesis, figuriamoci le metamorfosi (coerenti) da Peter Gabriel a So. Nel 2000 il nostro continua – comunque – a stupire i guardoni ascoltanti del panorama pop (e non solo) con un lavoro dai tratti emblematici. Sì, "emblematici" perché l' occasionale colonna sonora Ovoincidental music per l'omonimo spettacolo al Millenium Dome di Londra - è emblema di un continuo cambiamento che ripercorre pezzi di storia musicale personale e collettiva. Gabriel, disco dopo disco, aggiunge sempre qualcosa al proprio dettato espressivo. Anche qui – che lo vogliamo o no – Peter Gabriel resta sempre il cantante dei Genesis che ha osato con So e Up e continua ad osare.
Una storia – semplice ed affascinante: 3 generazioni nel tempo, quasi ad esemplificare le 3 assi portanti della trazione temporale (passato, presente e futuro). Il plot si snoda attraverso una preziosa e pregiata galleria che va al di là dei generi, pur ripercorrendoli. Non è una contraddizione, semmai una sintesi apprezzabile nell'interezza strutturale dell'album. Come tanti punti di vista che – una volta rimesso il CD nella custodia – continuano a dialogare tra di loro nella nostra memoria acustica.
Passioni etniche mai sopite (le australocromie cangianti di The Man Who Loved the Earth / The Hand That Sold Shadows, i rutilanti tamburi lontani di Revenge, le contaminazioni elettroniche di White Ashes), atmosfere di soffuse espansioni sintetiche a la Eno (Low Light, The Nest That Sailed the Sky), gusto per la melodia (The Time of the Turning con Richie Havens, la bellissima Father, Son... la Here comes the flood del nuovo millennio, il pop raffinato della conclusiva Make Tomorrow), addirittura fraseggi rap (The Story of Ovo) e approcci dub (Tower That Ate People). Opera – diremmo senza esitazione –   completa con alcuni vertici: l'eccitante The Weavers Reel, ambiguamente mossa tra suggestive rifrazioni timbriche di un'orchestra giannizzera e un andamento ritmico da giga celtica; la ballad Downside-Up, nobilitata dalle variazioni dei colori vocali di Elizabeth Fraser e Paul Buchanan (che si alternano a Gabriel).
Al di là di qualsiasi pregiudizio, qui c'è costruzione e fascino, cuore e tecnologia, genialità e comunicazione a tutti i livelli. Può "piacere" e piace. Figuriamoci poi unito alla cornice visuale...
Ricordo che Ovo è uscito con TV Sorrisi e Canzoni e Il Corriere della Sera lo scorso 4 maggio.
© Riccardo Storti

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