martedì 3 settembre 2013

TOMASO CHIARELLA - "Trasparente" (Autoproduzione, 2012)


Canzone d'autore pop con pregevoli mezzi di emotività comunicativa. Non dico che la ricetta di Tomaso Chiarella sia la scoperta dell'acqua calda, perché sarebbe ingiusto e non corrispondente al vero; ma va da sé che questo cantautore – ennesimo germoglio di un'ipotetica scuola genovese – abbia compreso (e con padronanza dei mezzi a propria disposizione) cosa serva ad una canzone per arrivare ad un pubblico (nemmeno poi troppo obbligatoriamente attento).
Testi quotidiani, mossi dall'immancabile “tu”, ideale vettore in direzione di un intimismo dalle cangianti complessità. Chiarella parla di affetti, ma evita come la peste la rima “cuore/amore”. Non vi sarebbe nulla di male, ad ogni modo Chiarella non se la tira affatto da intellettuale, ma racconta vite tra ironia e ambigua “normalità” (“... i disperati quando sono tristi/ perché il silenzio forse non li ha più visti/ e tutto questo li fa sentire artisti”, canta in Uguale a tutti).
La voce ricorda quella di Jovanotti con il passo lungo di Vasco Rossi, sullo sfondo dell'andatura felsineo-romagnola di un Carboni e di un Bersani (Samuele, ovviamente...). Sì, il ragazzo non sembra genovese. I brani si reggono su melodie leggere e armonie facili, non ricercate, se non sul piano degli arrangiamenti curati dal coproduttore Bernardo Russo (da segnalare, alla batteria Marco Biggi dei Radio Gaga e dei Miss Gradenko... una sicurezza assoluta, visto che si tratta di uno dei migliori strumentisti della città).
Infatti, è partendo dall'impianto sonoro che si scorge una vernice pop, aliena dalla classica canzone d'autore italiana. Tale additivo ci consegna un Chiarella vicino tanto al sound neobeat del recentissimo Cremonini di I love you (ma la title-track Trasparente è nata prima), quanto a certe song di Harrison anni Settanta (Uguale a tutti), ma che non disdegna soluzioni elettroniche (È stato facile), latineggianti (Lei e toffee) e acustiche (Adagiami). Inoltre una canzone come Tu (ho giocato male le mie carte)si barcamena tra linee di accordi alla Dire Straits con passaggi di scalette discendenti beatlesiane; Dire di no ricorda una delle primissime prove dei Primal Scream, mentre assordanti echi di britpop dominano l'ariosità di Un cinema vuoto d'estate e il rock deciso alla Blur di Sorprendersi.
Qualcuno potrebbe eccepire: “In Inglese sarebbe tutto più bello?”. No, invece, no. Perché la linea è duplice. Da un lato una tradizione di scuola (Zena è Zena...), dall'altro l'esigenza di una canzone che non sappia solo di pesto ma anche di rock. Chiarella ha la possibilità di guidare questi due cavalli e con talento. Basta andare avanti e fare salire sul calesse le persone adatte. 
©  Riccardo Storti

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