foto tratta da www.vocedinapoli.it |
Ce lo ricordiamo tutti nella formazione stellare del Pino Daniele primi
anni Ottanta. Una band unica e irripetibile capace di condensare - in un colpo
solo - personalità rilevanti del cosiddetto Napule's Power. Oltre a Zurzolo, James
Senese al sax, Tullio De Piscopo alla batteria, Tony Esposito alle percussioni
e Joe Amoruso al piano elettrico. In una manciata di suoni e ritmi c'era Napoli
e c'era il jazz. C'era la colonna sonora di una canzone dal sapore lontano e
c'era il blues funkeggiante d'Oltreoceano.
La mia passione per il progressive, però, mi aveva fatto cogliere anche i
primi passi di Zurzolo con i Città Frontale, ensemble finito un po' nel
dimenticatoio, eppure dalla propulsione entusiastica fondamentale per quello
che sarebbe iniziato di lì a poco.
Era il 1974 e da uno spin-off degli Osanna, Lino Vairetti e Massimo Guarino
decisero di recuperare una vecchia sigla aprendo la loro idea a forze giovani,
così arrivarono Paolo Raffone, Gianni Guarracino, Enzo Avitabile e un ragazzino
di 16 anni che con il basso faceva faville, Rino Zurzolo. Ma o' guaglione aveva
già maturato esperienze anni prima, tredicenne con quella Batracomiomachia di
cui il chitarrista era proprio Pino Daniele.
Enfant prodige per natura, in quanto nato e cresciuto in una famiglia di
musicisti, Zurzolo, dopo il sodalizio con il cantautore napoletano, coltivò la
sua passione professionale con il contrabbasso; un mestiere che andò ben oltre
il raggiungimento del diploma di Conservatorio ma che si concretizzò su un
doppio binario attivo tanto nella trasmissione didattica, quanto nella ricerca
sperimentale in ambito jazz e folk.
Chiudo con due suggerimenti, più che d'ascolto, di memoria. El Tor dei Città Frontale, proprio per
saggiare i brillanti esordi sulle quattro corde, e il suo ultimo lavoro dal
vivo Live in concert, attraverso cui
possiamo saggiare i risultati di un percorso ecclettico di superlativa qualità
estetica.
© Riccardo Storti
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