domenica 13 maggio 2018

REALE ACCADEMIA DI MUSICA - "Angeli mutanti" (M.P. & Records, 2018)


Un ritorno "storico", quello della Reale Accademia di Musica. Era dalla metà degli anni Settanta che non si avevano più notizie "discografiche" del prestigioso ensemble romano. E tutto è rinato grazie all'intraprendenza del chitarrista, nonché componente fondatore "ab origine", Pericle Sponzilli, che, dal 2014, grazie alla complicità del factotum organizzatore/organizzativo Guido Bellachioma, ha rimesso in moto quell'idea, nata nel lontano 1971 come conseguenza dei Fholks.
Una nuova formazione con un nome illustre quale quello di Fabio Liberatori, tastierista degli Stadio e collaboratore di Lucio Dalla (nonché coltivatore diretto di ricercati suoni elettronici), a cui si aggiungono la vocalist Erika Savastani (Deserto Rosso), il batterista Andy Bartolucci (già sui solchi di Alex Britti, Mimmo Locasciulli, Loredana Berté e Raccomandata con Ricevuta di Ritorno) e il bassista Fabio Fraschini (Zero Assoluto). Si va in studio ed a fine febbraio di quest'anno esce il CD: tra le note emergono ex componenti quali Gianfranco Coletta (già nella primissima formazione del Banco; dal 1979 milita negli Alunni del Sole) e Nicola Di Staso più il valore aggiunto di Fernando Fera, chitarrista dell'Albero Motore; da non dimenticare l'apporto grafico di Luciano Regoli, cantante della Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, qui artefice del quadro utilizzato per la copertina.
Angeli mutanti è un lavoro che fa leva sull'elemento forte che, ai tempi, contraddistinse la Reale Accademia di Musica: la melodia. Attenzione: si tratta di un album prog, ma la pietra angolare va scorta nella ricercatezza dei temi e non tanto su prevedibili acrobazie tecnico-timbriche. E non è un caso che il grosso della tessitura vocale sia affidata alla voce di Erika Savastani, abilissima nel riuscire ad interpretare i testi delle canzoni, scritte da Sponzilli.
Per rendersene conto è sufficiente lasciarsi trasportare dalle trame di Io sono qui, Johnny e Adele, Cosa nascondono le nuvole, Tempo, A dritta San Salvador o nel cuore della title track.
Poi il quadro prog emerge con inequivocabile nettezza nei paradisi sinfonici de La pista e miraggio (tra PFM e Pink Floyd), nel 5/4 di Alba (dove i prestiti dei Genesis non tardano a farsi sentire, così come la criptocitazione di Hairless Heart all'inizio di Cosa nascondono le nuvole), nei "momenti Moog" di Johnny e Adele, nella rutilante vis strumentale di Tempo (tra Renaissance, Camel ed Emerson Lake & Palmer con un placet per il solo gilmouriano di Sponzilli) e nelle rarefazioni psych di Io sono qui e La pista e il miraggio. Un link con lo spirito (anche acustico) della "vecchia" Accademia si può invece percepire nella delicatissima ballad The Beat Goes On.
Una menzione particolare per Una sola immagine: ha un ritornello quasi pop, una scrittura vocale adatta per una singer soul-blues (Erika è nel ruolo) ma cesure ostinate dalla memorie crimsoniane e ossessive sospensioni elettroniche quasi kraut (Liberatori ha liberato i synth). Che stacco stilistico: una gran bella sorpresa e, se vogliamo, un appuntino per un gradito arrivederci.
(Riccardo Storti)

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