Prendi un mito dell’immaginario
folklorico locale e costruiscici un progetto in forma di concept album. È quello che hanno fatto la
vocalist Raffaella Cangero e il chitarrista Nicola Vitale: entrambi originari
di Avellino, hanno recuperato la storia delle Janare (le streghe della
tradizione agreste-contadina tra Sannio e Irpinia) per raccontare una
narrazione radicata nel passato delle credenze popolari. Sulle Janare gli studi
si sprecano e arrivano da molto lontano, se si pensa che addirittura ne parla
già Macrobio nei suoi Saturnalia intorno
al III secolo d.C. Fu proprio lui a vederne un legame con il culto lunare di
Diana (le dianare), ma altri
sostengono che alla base di quel nome vi sia il vocabolo “ianua” che in latino
significa “porta”: le ianare come “porta” tra i due mondi, quello terreno e
quello ultraterreno (o più semplicemente un consiglio a mettere oggetti
apotropaici in corrispondenza dell’uscio di casa).
L’album racconta l’esistenza di
una Janara attraverso la rappresentazione vocale di Raffaella Cangero che si
cala nella parte con adeguato piglio interpretativo: in fondo la “strega” è
solo una donna “diversa”, consapevole della propria intelligenza (“Non ho più
paura del mondo/ da quando uso i poteri della mente”), che, per tale motivo,
viene emarginata da quelli che “ti vogliono santa o puttana”. E anche sul rogo
la Janara fa del dubbio l’unica certezza (“Cerco il senso di colpa ma non lo
troverò/ Cerco una risposta a questo fuoco che mi brucia le gambe”).
Sul piano musicale la resa mostra personalità; intanto il duo Vitale e
Cangero hanno aggiunto in formazione un bassista (Rocco Cantelmo) e un
batterista (Stefano Pelosi): siamo in pieno territorio hard rock tra sfumature
doom, heavy e prog. Si aggiungano i testi in Italiano, cantati da una timbrica
femminile simbiotica allo sviluppo “comunicativo” del concept, e il resto va da
sé. I punti di forza vanno circoscritti nell’utilizzo di riff trainanti (Sul rogo, Spettri e Requiem), ma
anche nell’elaborazione dei ritornelli (Strega).
Qua e là, spuntano pure nobili intersezioni con i Deep Purple (Le Janare) ed i Black Sabbath (Cuore di terra); da non escludere i
diversi episodi acustici (la strumentale Ianua
(Portaurea), Malombra, Orchi e Luce), dal clima dinamico totalmente diverso, rispetto alla
radicale grana rock del gruppo: è proprio in questa quaterna che si può
apprezzare ancora meglio la duttilità ecclettica della band. Tanto per
intenderci: c’è ben altro oltre il rock duro; Vitale ha dita buone anche quando
c’è da muovere passi leggeri e la Cangero è una perfomer che può cantare
qualsiasi cosa con passione e abilità. Alla prossima e con pari entusiasmo.
(Riccardo Storti)
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