domenica 6 gennaio 2019

LA JANARA - "La Janara" (autoprod. / distr. Black Widow Records, 2018)

Prendi un mito dell’immaginario folklorico locale e costruiscici un progetto in forma di concept album. È quello che hanno fatto la vocalist Raffaella Cangero e il chitarrista Nicola Vitale: entrambi originari di Avellino, hanno recuperato la storia delle Janare (le streghe della tradizione agreste-contadina tra Sannio e Irpinia) per raccontare una narrazione radicata nel passato delle credenze popolari. Sulle Janare gli studi si sprecano e arrivano da molto lontano, se si pensa che addirittura ne parla già Macrobio nei suoi Saturnalia intorno al III secolo d.C. Fu proprio lui a vederne un legame con il culto lunare di Diana (le dianare), ma altri sostengono che alla base di quel nome vi sia il vocabolo “ianua” che in latino significa “porta”: le ianare come “porta” tra i due mondi, quello terreno e quello ultraterreno (o più semplicemente un consiglio a mettere oggetti apotropaici in corrispondenza dell’uscio di casa).
L’album racconta l’esistenza di una Janara attraverso la rappresentazione vocale di Raffaella Cangero che si cala nella parte con adeguato piglio interpretativo: in fondo la “strega” è solo una donna “diversa”, consapevole della propria intelligenza (“Non ho più paura del mondo/ da quando uso i poteri della mente”), che, per tale motivo, viene emarginata da quelli che “ti vogliono santa o puttana”. E anche sul rogo la Janara fa del dubbio l’unica certezza (“Cerco il senso di colpa ma non lo troverò/ Cerco una risposta a questo fuoco che mi brucia le gambe”).
Sul piano musicale la resa mostra personalità; intanto il duo Vitale e Cangero hanno aggiunto in formazione un bassista (Rocco Cantelmo) e un batterista (Stefano Pelosi): siamo in pieno territorio hard rock tra sfumature doom, heavy e prog. Si aggiungano i testi in Italiano, cantati da una timbrica femminile simbiotica allo sviluppo “comunicativo” del concept, e il resto va da sé. I punti di forza vanno circoscritti nell’utilizzo di riff trainanti (Sul rogo, Spettri e Requiem), ma anche nell’elaborazione dei ritornelli (Strega). Qua e là, spuntano pure nobili intersezioni con i Deep Purple (Le Janare) ed i Black Sabbath (Cuore di terra); da non escludere i diversi episodi acustici (la strumentale Ianua (Portaurea), Malombra, Orchi e Luce), dal clima dinamico totalmente diverso, rispetto alla radicale grana rock del gruppo: è proprio in questa quaterna che si può apprezzare ancora meglio la duttilità ecclettica della band. Tanto per intenderci: c’è ben altro oltre il rock duro; Vitale ha dita buone anche quando c’è da muovere passi leggeri e la Cangero è una perfomer che può cantare qualsiasi cosa con passione e abilità. Alla prossima e con pari entusiasmo. (Riccardo Storti)

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