Foto di Guido Harari |
Si è scritto tanto. Forse si è scritto anche troppo, perché ognuno si è sentito quasi in dovere di raccontare il proprio De André, talvolta pure un po' a sproposito, come se quel ricordo fosse latore di una verità insondabile e indispensabile di quanto siamo oggi.
Oggi. Dal 1999 al 2019 di acqua sotto i ponti (soprattutto della geopolitica) ne è passata. Sidun non è più in Libano, ma si è spostato più a nord, in Siria. Però, volendo, se lasciamo volare la nostra fantasia mediterranea, Sidun si muove lungo le coste della Libia, cercando di trovare una speranza oltre quello specchio liquido. Oggi, appunto, che i Khorakhanè sono sui barconi oppure sotto gli indecenti muri mentali e fisici di mappe sempre meno portate all'apertura.
Si alzano i muri e crollano i ponti. Sarà un segno. È successo nella nostra "città vecchia", Genova.
Sono passati vent'anni. Vi piace De André? Va bene. Ma ricordatevelo sempre che “per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti."
Almeno, io me lo ripeto tutti i giorni ed il mio De André resta lì, in mezzo ai continui interrogativi che la realtà mi impone quotidianamente. Forse l'insegnamento è proprio quello. (Riccardo Storti)
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