Una collisione sul cielo di Napoli, più precisamente in zona Vomero, dalle parti di Piazza Vanvitelli, dove il sound rock dei Jethro Tull, Cream, Grandfunk Railroad e Led Zeppelin arriva in alto e si scontra con la tradizione locale. L'elettricità degli amplificatori prova ad accordarsi con la base acustica dei fiati. Una collisione gassosa che crea una soffice nuvola omogenea sopra il vulcano. Ma il Vesuvio non c'entra. Sono gli Osanna ovvero la prepotenza "live" della voce di Lino Vairetti, i barriti fiatistici dei sax di Elio D'Anna (impegnato anche al flauto), la chitarra hendrixiana di Danilo Rustici, il basso insistente di Lello Brandi e l'attenta batteria di Massimo Guarino. L'opener L'uomo ha già i tratti dell'inno; Non sei vissuto mai declina l'afflato hard negli ultimi ricordi di una psichedelia lasciata alle spalle; in Mirror Train si lasciano scappare una citazione di Bandiera rossa mentre l'heavy shuffle di Everybody gonna see you die, fusa a Lady Power, muta l'iniziale prospettiva alla Kinks in un tiratissimo episodio di black music partenopea, così come in Vado verso una meta. Ma gli Osanna, in brani particolari come In un vecchio cieco e L'amore vincerà di nuovo, dimostrano di sapersi muovere addirittura verso un orizzonte più tenue, legato ad una melodia in bilico tra Napoli e la California. E quando arrivarono al Festival di Avanguiardia e Nuove Tendenze di Viareggio si imposero dalla prima nota...
© Riccardo Storti
"L'uomo" fu un album d'esordio fantastico. Gli Osanna si imponevano da subito come una prog/rock band di personalità internazionale. E' una pietra miliare della musica rock. Ancora oggi mi vengono i brividi nel riascoltarla. Le giovani generazioni dovrebbero fare un'immersione culturale e tornare alle radici del nostro rock. God save the blues.
RispondiEliminaCaro Giovanni... hai toccato la questione "tradizionale" dell'album... ebbene sì!
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