lunedì 21 febbraio 2011

Vecchioni tra i sintetizzatori

Spesso, disquisendo di progressive rock italiano, ci si diverte a cogliere quegli eventuali punti di tangenza tra il mondo dei cantautori e quello delle band ascrivibili al nostro genere preferito. E anche Roberto Vecchioni non è esente da simili contatti. Il che non significa affatto tirare per la giacchetta questo o quell'autore, bensì mettere in evidenza quanto importante sia stato l'apporto di alcuni musicisti del settore nella produzione sonora di un determinato disco.
E parlando di Vecchioni, mi viene subito in mente l'album Ipertensione (1975): in sala d'incisione suonano i Madrugada al completo (Pinto, Rapelli e Zanelli), più il factotum Mauro Paoluzzi (da batterista dei Nuovi Angeli a chitarrista e produttore) e Paky Canzi dei Nuovi Angeli.
Qualche anno fa, proprio quando stavo scrivendo Rock Map, ebbi occasione di conoscere Gianfranco Pinto il quale mi raccontò come organizzò il finale di Alighieri. Vi allego la canzone: buttatevi su 05'49" e vi accorgerete della coda tastieristica pervasa da un flusso di risonanze assai "space", quasi alla Tangerine Dream, generate dai sintetizzatori a cui si uniscono chitarre acustiche, mandolini e voci deformate. Dura poco più di un minuto, ma l'atmosfera rimanda ad un lavoro parallelo di Pinto, Paoluzzi, Zanelli e Mauro Pascoli i quali, proprio un anno più tardi, cominciarono a lavorare all'album Invasori (Tre storie per Monj) sotto la sigla dei Pangea.

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