martedì 23 agosto 2011

Se il progressive arriva dall'Iran. Il caso di Salim Ghazi Saeedi

Ricevo dall’Iran la discografia completa di un artista emergente, Salim Ghazi Saeedi, e comincio ad interessarmi a lui. La sua è una storia di altri tempi, legata a componenti socio-esistenziali lontane rispetto a quelle di chi vive – prima di tutto – in un Paese libero. In Iran, anzi, nella Repubblica Islamica dell’Iran non è così. Salim nasce nel 1981, due anni dopo la rivoluzione islamica e in piena guerra. È il tragico periodo in cui molti giovani iraniani sono costretti partire per il fronte in un terribile conflitto contro i vicini iracheni. Il bimbo cresce e affronta l’adolescenza in una nazione che permette solo divagazioni ben allineate con i diktat teocratici di Stato. Musica compresa. Sottobanco arrivano tra le mani di un Salim ragazzino un paio di nastri con canzoni occidentali. Li divora. Solo molto più tardi apprenderà che quelle song erano hit dei Queen e di Michael Jackson. Nel frattempo Selim cresce, si interessa all’Informatica ed intorno ai 17 anni sta per entrare in università – in gamba, il ragazzo! – quando giunge la prima vera e propria folgorazione musicale, quella che ti cambia la vita. Kurt Cobain e i Nirvana. Da lì il primo passo verso l’acquisto di uno strumento musicale. Anzi “lo” strumento musicale: la chitarra. Selim è il primo della sua famiglia a manifestare un desiderio “pratico” verso le sette note. Inizia tardi, ma impara anche presto. Per di più come autodidatta. Ascolta tutti e di tutto: dai Nine Inch Nails a Jeff Beck, dai Prodigy a Chet Atkins, dai Megadeth a Chopin. Una spugna affamata. Nel 2001 è fondatore di una band, gli Arashk, ed è sotto questa sigla che si muovono le sue prima 3 uscite discografiche: Abrahadabra (2006), Sovereign (2007) e Ustuqus-al-Uss (2008). Il primo album solista, invece, è assai recente, Iconophobic (2010). Grande soddisfazione critica lo scorso novembre, quando Philippe Gnana di “Harmonie Magazine” paragona il suo stile chitarristico a quello di Robert Fripp. Ora immagino che sarete curiosi, no? Bene, partiamo con una retrospettiva di tutti i suoi album. Domenai vi parlerò del primo lavoro di Salim con gli Arashk, Abrahadabra.

© Riccardo Storti Inserisci link

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