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da Est. Bielorussia. I Rational Diet
(di cui vi raccontai l'esordio,
At
Work e On
Phenomena and Existences) non esistono più, ma i concetti compositivi
hanno trovato una naturale evoluzione nei Five-Storey Ensemble. Ex membri del gruppo di Brest più altri componenti provenienti da
varie esperienze per un concento di 11 membri – sembra una squadra di calcio! -
sparsi sull'eretica tavolozza di colori variopinti e cangianti. Chitarra, basso
e batteria su pianoforte, fisarmonica, sax, fagotto, flauto, oboe e
contrabbasso. Rock da camera? Può darsi ma questa volta si avverte uno scatto
di maturità che, rispetto alla produzione (ottima e sopraffina) dei Rational
Diet, ci consegna un lavoro levigato, smussato, in quanto nato "per"
e "da" occasioni precise.
Due
i pretesti: un commento sonoro (come direbbero gli anglosassoni, incidental music) per una piece teatrale
(Bondman's Wing) e la redazione della
“backgound music” per un audiolibro di liriche del poeta polacco Czeslaw
Milosz.
Stando
a quanto dichiarano i musicisti, si apprende che, appena si misero al lavoro,
il loro stile cominciò a diventare più intimista: meno cerebralità e meno improvvisazione,
ma più sostanza, tutto sul filo di una naturalezza espressiva. Oseremmo dire:
(quasi) più passione. In questa sede avvenne anche l'incontro con il Quartetto Fratrez di Minsk, ultimo
episodio che, di fatto, realizzò la metamorfosi dei Rational Diet diventati
Five-Storey Ensemble. La filosofia di fondo va scorta in un imperativo
aforistico di Isaac Babel, vero portale d'entrata del disco: “Ascolta tutte le
voci del mondo, ma obbedisci solo alla tua”.
Comunque
– che lo vogliamo o no – Not That City
è un'opera complessa per l'ascoltatore medio, in quanto siamo al cospetto di un
collettivo assai preparato e capace di manipolare con eccellente padronanza
stili, linguaggi ed espressioni musicali di varia provenienza. Semplificando
(sempre sia possibile farlo... ) il Five-Storey Ensemble è un gruppo di chiara
ed inequivocabile formazione classica ma
dotato di aperture verso settori di frontiera (canto popolare, postrock,
ambient, colonna sonora) all'interno, però, di un contesto circoscrivibile a
quello della “musica contemporanea colta”.
(continua)
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