A
due anni dal pimpante esordio di Flanders
Fields, i belgi Humble Grumble ritornano
all'attacco con questo Guzzle It Up?
riconfermando un'inconfondibile verve zappiana ricca di ironia e di
prestidigitazioni ritmico-armoniche. Rispetto al precedente album, gli Humble
Grumble consegnano alle stampe un album meno immediato, più ripensato, senza
tradire quanto di buono hanno mostrato nel 2011. Poche differenze però
decisamente marcate: maggiori gli interventi solistici soprattutto dei fiati e
del vibrafono (Kurt's Casino) e della
chitarra; sul piano delle scelte tematiche, la band ricorre frequentemente a
motivi tratti dal repertorio balcanico, ovviamente riadattati in maniera
personale, quasi a realizzare una sintesi tra il Transylvania Boogie di Zappa e la macedone Yerakhina. Ne sono
dimostrazione l'opener Kurt's Casino dipana
frasi in 7/8 e il 5/4 di Shunks,
mediato da una patina swing assai accattivante.
The
Little Man paga un felice debito
pop-stravinskiano alle Mother's of Lumpy Gravy e dintorni mentre Accidentaly
in San Sebastian riprende episodi free da Fillmore East o da Roxy con
un'iniezione rap assai stravagante, seppure dotata di un'implacabile lucidità
compositiva.
Per
riassaporare l'esuberanza dei primi Humble Grumble, si ascoltino The Campfire Strikes Back (peccato quei
fiati sparati che sembrano clacson...) e la conclusiva Pate a Tartiner (pare di riascoltare la frizzante polifonia
fiatistica di Dance con una
chitarrina funky alla Mr. Bungle).
Vertice
assoluto dell'opera The Dancing Dinosaur:
qui il tortuoso itinerario si snoda attraverso temini ipercinetici da
soundtrack polizieschi (Spillane docet...
) che si evolvono in motivi quasi klezmer (01'20") e lì si inserisce il
notevole solo (02'11") della Stratocaster di Gabor Humble. Tutt'altro che
il “solito assolo” del virtuoso: sotto c'è un fitto ordito di modulazioni,
metri irregolari e stacchi mozzafiato. E quando meno te lo aspetti, ti arriva
una miniatura country spiazzante (04'00") che, a sua volta, genera due
cellule canzonettare rockeggianti (il tema "a" 04'16" e il tema
"b" 04'38") ma sempre agitate da mutazioni metronomiche e da
detonazioni accordali esplosive. Quiete per un fumoso intervento di sax (06'10").
Siamo in pieno jazz (from hell?). Gli Humble Grumble si rigirano tra le dita
con competenza una materia fluida e volatile. Appena l'atmosfera si fa ritmo e
riprende il 7/8, ecco che ritorna l'ultima tranche di varie reprise verso un
finale spossante. Credo valga la pena ascoltare e vedere la versione live
reperibile su Youtube e incastonata qui in fondo.
Continuiamo
a (in)seguirli. Ne vale la pena.
© Riccardo Storti
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