sabato 16 novembre 2013

SPECIALE ALTROCK: Humble Grumble – "Guzzle It Up!" (2013)


A due anni dal pimpante esordio di Flanders Fields, i belgi Humble Grumble ritornano all'attacco con questo Guzzle It Up? riconfermando un'inconfondibile verve zappiana ricca di ironia e di prestidigitazioni ritmico-armoniche. Rispetto al precedente album, gli Humble Grumble consegnano alle stampe un album meno immediato, più ripensato, senza tradire quanto di buono hanno mostrato nel 2011. Poche differenze però decisamente marcate: maggiori gli interventi solistici soprattutto dei fiati e del vibrafono (Kurt's Casino) e della chitarra; sul piano delle scelte tematiche, la band ricorre frequentemente a motivi tratti dal repertorio balcanico, ovviamente riadattati in maniera personale, quasi a realizzare una sintesi tra il Transylvania Boogie di Zappa e la macedone Yerakhina. Ne sono dimostrazione l'opener Kurt's Casino dipana frasi in 7/8 e il 5/4 di Shunks, mediato da una patina swing assai accattivante.
The Little Man paga un felice debito pop-stravinskiano alle Mother's of Lumpy Gravy e dintorni mentre Accidentaly in San Sebastian riprende episodi free da Fillmore East o da Roxy con un'iniezione rap assai stravagante, seppure dotata di un'implacabile lucidità compositiva.
Per riassaporare l'esuberanza dei primi Humble Grumble, si ascoltino The Campfire Strikes Back (peccato quei fiati sparati che sembrano clacson...) e la conclusiva Pate a Tartiner (pare di riascoltare la frizzante polifonia fiatistica di Dance con una chitarrina funky alla Mr. Bungle).
Vertice assoluto dell'opera The Dancing Dinosaur: qui il tortuoso itinerario si snoda attraverso temini ipercinetici da soundtrack polizieschi (Spillane docet... ) che si evolvono in motivi quasi klezmer (01'20") e lì si inserisce il notevole solo (02'11") della Stratocaster di Gabor Humble. Tutt'altro che il “solito assolo” del virtuoso: sotto c'è un fitto ordito di modulazioni, metri irregolari e stacchi mozzafiato. E quando meno te lo aspetti, ti arriva una miniatura country spiazzante (04'00") che, a sua volta, genera due cellule canzonettare rockeggianti (il tema "a" 04'16" e il tema "b" 04'38") ma sempre agitate da mutazioni metronomiche e da detonazioni accordali esplosive. Quiete per un fumoso intervento di sax (06'10"). Siamo in pieno jazz (from hell?). Gli Humble Grumble si rigirano tra le dita con competenza una materia fluida e volatile. Appena l'atmosfera si fa ritmo e riprende il 7/8, ecco che ritorna l'ultima tranche di varie reprise verso un finale spossante. Credo valga la pena ascoltare e vedere la versione live reperibile su Youtube e incastonata qui in fondo.
Continuiamo a (in)seguirli. Ne vale la pena.

© Riccardo Storti 

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