Non
c'è storia. Per capire meglio, bisogna entrare nelle note e provare a
comunicare quanto ascoltato (che è poi il modesto compito di qualsiasi
recensione, no?).
Si
entra in punta di piedi con le note quiete di The Harbinger, presto vivacizzate da una mossa trama ritmica su cui
si elevano – con un sinuoso moto polifonico – le frasi dell'oboe e degli altri
fiati. L'atmosfera si stempera verso spazi timbrici cupi, su ritagli motivici
ossessivi e, appena dalla massa di suoni si leva la voce di Sergey Dolgushev,
sembra che siamo precipitati lievemente in una canzone dei Sigùr Ròs.
Con Bondman's wing entriamo negli spazi di
una colonna sonora vicini, per sensibilità, ai migliori commenti di Nyman per il cinema visionario di
Greenaway: lo conferma il “motore ossessivo” acuto della fisarmonica e i motivi
minimali degli altro strumenti che si incastrano nell'impianto in perenne
movimento caleidoscopico.
Un'ideale
(ed intelligente) combinazione tra elementi canori della tradizione slava ed un
sobrio camerismo alla Henry Cow
emerge da The Incommunication; il
dialogo tra le due voci (a Dolgushev, si aggiunge il timbro sopranile di Olga
Podgaskaja) è interrotto da un tema dissonante di violino, cellula di un
lunatico sviluppo tematico in 7/8 (sorta di intermezzo prima della reprise
finale).
Nella
breve The Ringfly ritroviamo curiose
pulsazioni ritmiche klezmer che uno Stravinskij
distratto potrebbe avere dimenticato nella fiera paesana della sua Petruška, intento a ricercare altre
melodie popolari. Simili ricorsi di elementi tradizionali in un portato più
classico vengono alla luce nella processione A Disappearing Road: l'arco melodico – ricco di variazioni – di
questa promenade ricorda passi che, probabilmente, sotto altre vesti, abbiamo
già ascoltato in pagine di Rimskij
Korsakov, Musorgskij e Prokof'ev. Eccellente lo stratagemma di
chiudere dissolvendo i temi in un a nota destinata ad un'erosione progressiva,
volta alla totale sparizione (un po' come accade in brani di Ligeti o Stockhausen). Da qui in poi, il dato dell'esperienza libererà il
proprio estro, confrontandosi con le forme del passato, rivitalizzandole
ulteriormente attraverso contaminazioni. (continua)
© Riccardo Storti
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