lunedì 18 luglio 2016

Brian Auger e Alex Ligertwood a Finale Ligure

Non ho mai nascosto la mia simpatia primordiale per Brian Auger. Tutte le volte che i miei amici progster tiravano in ballo il dilemma tastieristico per eccellenza (Emerson o Wakeman), io ho sempre optato per la "terza via": Auger. E senza la minima esitazione, pur ritenendo gigantesche e imprescindibili le esperienze contributive degli altri colossi.
Ma Auger, alla fine, è quello che mi emoziona di più. Sarà forse quella rigogliosa radice (tutta anni Sessanta) che è riuscita a dare vita ad una frizzante sensibilità jazzististica non aliena da solide declinazioni soul, funky e r'n'b. Inoltre Auger è  stato un po' il papà dell'acid jazz; con tutto il rispetto per James Taylor Quartet, talune prodezze arrivano proprio dal ricettario elaborato con i Trinity e gli Oblivion Express.

Il 16 luglio 2016 Brian Auger è tornato in Liguria, precisamente a Finale Ligure, nella felice cornice della Fortezza di Castelfranco, all'interno della rassegna "Castelfranco OFFicine".
Non dismessa l'etichetta Oblivion Express (con il figlio Karma alla batteria e con il bassista statunitense  Travis Carlton, secondogenito del noto chitarrista fusion Larry), Auger ha diviso il palco con una vecchia conoscenza della band, l'energico e scattante Alex Ligertwood (già con i Santana alla fine degli anni Settanta).
Spettacolo stellare iniziato con il giusto groove per un pubblico piuttosto folto a cui è stata regalata una serata estiva ventilata e serena. La band ha passato in rassegna i maggiori successi degli Oblivion Express  (Freedom Jazz Dance, Straight Ahead,  Inner City Blues, Whenever You Ready, Don't Look Away, Second Wind, I Love You More than You'll Ever Know, Compared What, Brain Damage). La voce di Ligertwood sa e fa ancora emozionare, duttile e malleabile nell'intensità espressiva con cui attraversa la spessa corrente multigenere dalle striature black. Auger si diverte come un ragazzino con la sicurezza e la maestria,  però,  di chi è consapevole di avere lasciato un importante solco nella storia della popular music. Karma Auger è una sicurezza: bacchetta ferrea e disciplinata con lo sguardo dinamico del supervisor capace di tenere unito tutto (e tutti). Prodigioso il bassista Travis Carlton: la sua prova è stato un concerto nel concerto; un virtuoso naturale, dita che fanno cantare corde e che giocano contrappuntando a dovere i fraseggi gravi suggeriti dall'Hammond o dal piano di
Tornando a Emerson, Auger - visibilmente emozionato - ha voluto rendere omaggio all'amico scomparso dedicandogli Bumping on Sunset di Wes Montgomery.
Auger è spontaneo e diretto; talvolta intrattenitore, ama chiacchierare con il pubblico. È successo anche dopo il live: generoso più che mai, spenta la cassa del Lesley, è sceso dal palco per istoriare copertine di vinili con il proprio autografo e per soddisfare curiosità in un italenglish molto originale. Non è da tutti. (Riccardo Storti)
Fotografia di Patrizia Farina

1 commento: