Alessandro Monti, fondatore e bassista della prog band veneta Quanah Parker, riscopre e riprende in
mano le radici del passato e, a
dieci anni dal progetto Unfolk,
ci propone di dare un occhio alle sue "mappe intuitive". Il CD si
chiama proprio così, Intuitive
Maps, ed è stato pubblicato dalla M.
P. & Records di Vanuccio Zanella, quasi come una candelina sulla torta
per i 25 anni della label padovana.
Trattasi di opera bella tosta per palati fini dediti alla perdizione
assoluta tra sospensioni aeree e ambientali. In effetti ogni traccia ci mostra
un percorso compositivo (e intuitivo) a sé stante, ma fino ad un certo punto,
perché, se si prova a guardare queste "mappe" da lontano (e in una
visione acustica collettiva), ci si accorge dell'unitarietà del quadro. Ogni
frammento va al posto giusto nella rilettura personale di un mappamondo
musicale e geostorico, in grado di condensare esperienze stilistiche di
frontiera ormai divenute tradizione. Mi riferisco all'ampio mantra che
dall'Oriente si è steso oltre 40 anni fa sull'Europa e sugli States, con
puntate ben circoscritte in Italia e Germania.
ESP Sutra è elettronica tibetana: risonanze sintetiche dei Tangerine Dream si stemperano in
richiami gravi di un OM primordiale; negli oltre 9 minuti di The Seventh Orbit la complessità risiede
tutta nel gioco di rifrazioni elettroacustiche, agitate dalle polifonie vocali di
Elisabetta Montino, tra declamazione
e melismi, abilissima nel lasciare emergere con raffinatezza il tessuto
melodico, per poi riportarlo altrove.
L'Africa, seminata nella tripartita Mbuyu
Na Mkonge, si snoda in mezzo a itinerari ritmici ossessivi adombrati dal
passaggio di sintetizzatori (parte 1), per poi declinare verso territori
addirittura chillout (parte 2 e 3).
In The Theatre of Eternal Snows
Monti prende il basso in mano, ma non rinuncia a ritocchi di sonorità quasi
puntillistiche di una vaga psichedelia minimalista, un po' come capitava in quegli
strani dischi di Hugh Hopper
all'inizio degli anni Settanta. Il brano ha un suo sviluppo montante dove si
mischiano varie nobili influenze (Pink
Floyd seminali e kraut rock).
Da una scheggia di piano elettrico si erige l'architettura ritmico-armonica
di New Rhodes Tapestry che, però, pur
mantenendo fissa la base kraut minimal, affida le proprie sorti ad un solo di
chitarra elettrica dalle sfumature progressive (pare di ascoltare Steve Rothery dei Marillion accompagnato dagli Ash
Ra Tempel).
Con Pashupatinath Temple/Ruins Of
Kathmandu entriamo invece in una poderosa suite che racconta le profonde
sensazioni provate e vissute dal nostro, durante il viaggio in Nepal. Una
pagina coloratissima, basata su un clima di luci cangianti e inchiodata su un
accordo: da un lato l'armamentario acustico, dotato di kalimba, flauto;
dall'altro l'elettricità di un basso e di un Fender Rhodes (che conferisce al
clima sonoro generale un'aria quasi jazzy) e una chitarra elettrica distorta.
Tra impressionismo new age e easy listening strumentale, il disco si chiude
con il passo notturno e un po' fiabesco di L'ora
del biscotto metafisico, caratterizzato da un'esplorazione tematica del
pianoforte (ma lo sapete che si tratta di un brano improvvisato e dedicato a De Chirico?).
Da segnalare anche la cover di Church
of Antrax di John Cale e Terry Riley (qui interpretati sotto una
luce quasi californiana - Grateful Dead - e semifunkeggiante).
Intuitive Maps è un lavoro estremamente
affascinante e, come tale, richiede una partecipazione impegnativa da parte
dell'ascoltatore che, alla fine, verrà certamente ripagato dal non facile
sforzo estetico.
© Riccardo Storti
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