domenica 24 settembre 2017

ACQUA LIBERA – “Acqua Libera” (Autoproduzione, 2016)




Acqua Libera è solo un nome per indicare una sintesi complessa come la musica proposta dall’omonimo CD. Vediamo perché?
Due componenti della band (il chitarrista Fabio Bizzarri e il bassista Franco Caroni) fanno parte di una storica fucina senese degli anni Settanta e Ottanta: Caroni soprattutto si mosse con i Livello 7 e poi con i Juice Group, mentre Bizzarri suonava con i Sesto Senso. L’altra metà dell’ensemble (il batterista Marco Tosi e il tastierista Jonathan Caradonna), invece, essendo parte di generazioni più recenti, si sono formati dagli anni Novanta in poi, ma parliamo sempre di musicisti dal curriculum ricchissimo di esperienze formative di notevole qualità artistica.
Nel 2013 nasce la line-up con lo scopo di dare vita ad un lavoro che, da un lato, prediliga la produzione contemporanea, ma, dall’altro, riporti alla luce quelle composizioni del passato – opportunamente rielaborate – che non avevano mai visto la luce discografica.
Ecco perché l’esordio di Acqua Libera presenta una doppia faccia: nella tracklist compaiono  due pezzi dei Livello 7 ed uno degli Juice Group (a firma di Luigi Campoccia, storico collaboratore di Gaber), oltre a due di Caroni. Il resto è presente, ma, ascoltando l’album, non si nota affatto il presumibile stacco temporale. Non c’è nulla di datato e la sintesi è ottima per un (quasi) perfetto album di fusion progressiva nel nuovo millennio.
Quanto alle ascendenze, vale sottolineare la fedele tangenza con la tradizione jazz rock italiana. Oserei quasi dire “toscana”, soprattutto nelle tracce più sostenute, dove si sente un legame quasi parentale con quanto produsse per la Cramps la fiorentina Bella Band nel 1978. Ne sono esempio l’impianto poliritmico di Tempi Moderni (il basso inizia alternando tre battute di 5/8 e una di 6/8  ma il brano si evolve mischiando parecchie volte le carte metriche) e certi solisti di sintetizzatore (vivacità nel cuore di Marcina, quasi una berceuse tinta di “blue” note).
Alcuni passaggi si fissano per un nitore improvvisativo di alta scuola jazzistica (penso all’intervento individuale di pianoforte di Caradonna in Sans tambour ni musique o al dialogo chitarra/tastiere sul 6/8 di Prog Mod), come taluni attacchi contagiosi alla Baricentro (il groove all’incipit di Quo vadis: il basso di Caroni e la batteria di Tosi sono il motore, ma la benzina ce la mettono le tastiere di Caradonna e la chitarra di Bizzarri).
Convincenti diversi episodi più attenti a contaminazioni di genere: Nautilus parte da una base statica dall’ambigua riconducibilità stilistica (anni Ottanta tra Miles Davis e King Crimson?) per trovare una ragione “melodica” in un tema chitarristico quasi da rock sinfonico (Genesis e Camel); Alla luce della Luna è un blues zoppicante, infatti hanno tolto un ottavo per farlo diventare più prog (11/8), generando qualcosa che sta a metà strada tra le atmosfere più soffuse dei Perigeo e quelle quasi crepuscolari del Banco (…di terra oppure il mood di Interno città); Mr. Lou mischia sbalzi ritmici mediterranei ad una scrittura melodica e armonica appresa dagli Weather Report.
Acqua Libera è un sostanzioso disco di buona fusion che, pur reggendosi su una struttura di tecnica eccellenza, non si appiattisce mai nell’esercizio calligrafico o virtuosistico, ma illustra all’ascoltatore un percorso compositivo a più mani, senza tralasciare origini e prospettive.
(Riccardo Storti)   

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