I Greenwall mi hanno sempre
dato da lavorare, ogni volta che mi è capitato di cimentarmi nell’ascolto di un
loro lavoro. Sono fatti così. Mi verrebbe da scrivere che siano dotati di una
serietà compositiva dalle ricadute fortemente monumentali. Crescono disco dopo disco
e non fanno mistero di mire creative che vanno di pari passo con un’idea
poietica (“fare arte”!) sempre in fieri. Creano e si formano, si formano e
creano.
Già nel 2014, con Zappa Zippa Zuppa Zeppa! mi
incuriosirono a tal punto che, su “ContrAPPUNTI”, oltre alla recensione,
pubblicai un’intervista al demiurgo del gruppo (il factotum Andrea Pavoni), proprio a corredo di
quanto analizzai traccia dopo traccia.
Ora, qualche mese fa, il
gentilissimo Andrea mi omaggia della copia di The Green Side of the Moon,
un doppio vinile d’altri tempi (per cura e passione grafica, oltre che sonora).
E ho aspettato l’estate per potermi svincolarmi da impegni e dedicare il dovuto
tempo ad un’opera che richiede partecipazione concreta (e seria). Il titolo non
vi fa già intuire il succo?
Ebbene sì, il doppio album consta
di due progetti (assai ambiziosi), incastonati in un’unica opera. Da un lato
una rilettura originale di un classico (The
Dark Side of the Moon dei Pink Floyd), dall’altro l’appendice mancante e
conclusiva di una suite (Il petalo del
fiore), le cui parti iniziali erano state affidate al CD del 2014.
L’ambizione va scorta in un
dettaglio tutt’altro che secondario: non ci sarebbe stata alcuna fusione a
freddo. Reinterpretazione floydiana e suite comunicano tra loro simbioticamente
in una sorta di sintesi unitaria. Sembra quasi che il lungo incipit lunare sia il preludio a Il petalo di fiore e quest’ultimo
l’epilogo naturale di The Dark Side of
the Moon secondo Greenwall. Il collante è musicale (la tavolozza timbrica,
ma anche la prassi squisitamente prog di combinare stili, ritmi e armonie
eterogenee) e contenutistico (si parte con Breathe
in the Air e si chiude con Respirare).
La prossima settimana ci buttiano
nel disco e proverò a raccontarvi come i Greenwall abbiano trattato la materia
di Waters, Gilmour e compagni. (fine prima parte)
(Riccardo Storti)
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