domenica 19 novembre 2017

Addio Bacalov, inventore del prog per orchestra e rock band



Lo scorso 15 novembre 2017 ci ha lasciato Luis Enriquez Bacalov. La notizia ha subito fatto il giro del mondo attraverso i social; più di un artista ha lasciato testimonianze di affetto nei confronti di un uomo che ha dato molto alla cultura musicale italiana, pur non essendo italiano. Pensiamo solo alla lunghissima gavetta da arrangiatore, orchestratore e compositore in quelle fucine vulcaniche che erano gli studi della RCA di Roma e della Fonit Cetra di Milano. Lì nascevano la musica leggera italiana, le sonorizzazioni d'ambiente e le colonne sonore: artigianato allo stato puro, grande professionalità, intuizioni sull'immediato e produzioni rispettose di un target sempre più ampio. Bacalov arriva in Italia nel 1959 ed è arruolato subito: firma gli arrangiamenti per alcuni successi di Nico Fidenco (Legata ad un granello di sale), Rita Pavone (La partita di pallone, Il ballo del mattone...) e Lucio Dalla (Il cielo); si dedica al cinema coadiuvando Pasolini nella scelta delle musiche per Il Vangelo secondo Matteo ma vergando anche OST per pellicole che vanno dagli Spaghetti Western all'horror, dal film impegnato alla commedia. L'apice che tutti conoscono è certamente l'Oscar ottenuto per Il postino di Troisi.

Noi appassionati di prog, però, lo ricordiamo soprattutto per essere stato il demiurgo di un'idea tutta italiana di "concerto per gruppo rock e orchestra". Con Bacalov alcuni gruppi ricevono il battesimo ufficiale nel mondo del neonato prog tricolore. Penso ai New Trolls: già agli inizi del 1971 con La prima goccia bagna il viso si erano lanciati parecchio verso territori meno tradizionali e, in quanto a contaminazioni orchestrali, erano già stati iniziati da Gian Piero Reverberi nel 1968 con Senza Orario Senza Bandiera. Grazie a Concerto Grosso per i New Trolls si arriva al completamento di un percorso che determinerà un profilo prog tale da condizionare per sempre il DNA della band genovese. E non è affatto un caso se, dopo la pausa mid-70's e i vari spin-off, i New Trolls ritorneranno in auge nel 1976 proprio con Bacalov in regia, intento a rifocillare la partitura del Concerto Grosso n. 2.

Osanna. Il pretesto, anche qui, come per il Concerto Grosso, è una colonna sonora: il poliziottesco Milano Calibro 9. Per l'occasione Bacalov lavora con le ultime intuizioni di un altro giovane complesso, appunto, i napoletani Osanna, reduci dall'esordio avvenuto nel 1971 con L'uomo. Sovente, quando si parla di Milano Calibro 9 (il titolo originale dell'album è Preludio, Tema, Variazioni e Canzona), tendiamo a considerare l'opera come un prodotto minore dell'ensemble, forse per quella posizione intermedia tra lo spontaneismo verace degli inizi (tra blues e prog) e l'assoluto vertice di Palepoli. Si scomoda il termine di "transizione"; eppure, a detta degli stessi protagonisti, l'esperienza con Bacalov avrebbe aperto ulteriormente la mente compositiva di Vairetti e soci. Insomma, Palepoli non sarebbe stata tale se, prima, non fosse arrivato Bacalov: il compositore argentino è stato per gli Osanna un segno e un segnale evolutivo fondamentale per il loro percorso artistico.

E poi c'è l'ultimo episodio della trilogia, non una colonna sonora, ma un concept a soggetto: Contaminazione del Rovescio della Medaglia. Alcuni lo ritengono il capolavoro assoluto del gruppo romano, ma va detto che è qualcosa di molto lontano, rispetto agli inizi hard de La Bibbia e di Io come io. Se là prevalevano la chitarra di Enzo Vita, una sezione ritmica rutilante e la voce heavy di Pino Ballarini, in Contaminazione si aggiunge un'ampia orchestra, trame bachiane e, non ultimo, il tastierismo ipercinetico della new entry Franco Di Sabatino (già con Il Paese dei Balocchi). Qui Bacalov si sbizzarisce al massimo, conferendo al Rovescio un aplomb classicheggiante ma che non snatura l'impianto iniziale più "duro", anzi, alla fine, lo valorizza e lo conduce alla massima potenza. Abilità che solo un grande compositore può vantare e che ha è stato quintessenziale per l'evoluzione del genere, proprio perché quando il prog in Italia stava nascendo, lui c'era. E con la bacchetta in mano. (Riccardo Storti)

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