Ai tempi di CodiceZena (caspita, parliamo di oltre 10 anni fa), durante le mie ricerche negli
archivi giornalistici della città, mi imbattei in un trafiletto che informava
il lettore circa una performance di una band emergente, i Struttura & Forma,
che avrebbero aperto addirittura il concerto di De Gregori a Uscio (era l'8
agosto del 1975).
Dopo la pubblicazione del volume,
ebbi modo di conoscere personalmente uno dei fondatori, Giacomo Caliolo, poi i
social network mi indirizzarono anche verso Franco Frassinetti. Devo dire che,
sotto sotto, percepii qualche movimento sotterraneo, un leggero desiderio di
riprendere le fila, ma – ripeto – solo percezioni, nemmeno propositi (almeno
stando a quanto potevo apprendere dal mio osservatorio/uditorio).
La bella sorpresa ora è qui che
gira nel mio lettore. A distanza oltre 40 anni (era il 1972) la band si è ricostituita
attorno a Caliolo, Frassinetti (entrambi chitarristi) e Marco Porritiello
(batteria) con l’aggiunta di Claudio Sisto (voce), e Stefano Gatti (basso).
All’inizio del 2017 l’Electromantic di Beppe Crovella (storico membro
generatore degli Arti e Mestieri) ha pubblicato l’album One of Us, che lo stesso tastierista piemontese ha contribuito a
colorare con il suo mellotron.
Il disco, pur partendo da qualche
appunto lontano (vedi l’opener Worms,
scritta ai primordi), si regge attorno alle composizioni del duo
Caliolo-Frassinetti, quindi la centralità, timbrica, armonica e melodica delle
chitarre traspare in maniera assai naturale, anche grazie ai numerosissimi
slanci solistici che, comunque, non risultano mai sopra le righe. I testi delle
canzoni sono Claudio Sisto, vocalist dal deciso profilo contemporary rock, pertanto
dotato di una pregevole capacità di sfondamento comunicativo. Al passo la
sezione ritmica di Porritiello-Gatti, precisa e paziente a divincolarsi nel
vasto range stilistico del disco.
Sì, perché definire semplicemente
questo lavoro “prog” sarebbe superficiale. O meglio, è un’opera prog
nell’accezione più vasta e attuale del termine, perché nasce da una
sedimentazione di esperienza e mestiere di ampia data, quindi le passioni
emergono e mischiano etichette con abilità caleidoscopica.
Si parte dal passato con Worms, scritta nel 1972, spettacolare
strumentale che presenta la band in ottima forma: gli avvertimenti corrono dai
King Crimson a Frank Zappa, passando per Todd Rundgren, Mahavishnu Orchestra e
Nova. La band inanella, una dopo l’altra, canzoni orecchiabili in perfetto
stile AOR (Indios Dream e Amsterdam) ma sorrette da un deciso
propellente hard (Symphony, Kepler e Fasting Soul costruita sul metro di 7/8), ma non si trascurano
comunque piacevoli atmosfere fusion (One
of Us) o digressioni quasi ambient alla Windham Hill (Acoustic Wave) oppure accattivanti spunti crossover in salsa rock’n
roll (Kyoko’s Groove).
(Riccardo Storti)
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