domenica 11 marzo 2018

BARBARA RUBIN - "Luna Nuova" (Autoproduzione, 2017)



Donne che fanno arte. Sono moltissime. Ed è stato un vero piacere ricevere da Barbara Rubin i frutti di un lavoro a due mani su doppio supporto. Da un lato un libro di fotografia e versi a cura di Simona Sottocornola, dall'altro un micro cd di 3 composizioni scritte, arrangiate, eseguite e cantate da Barbara Rubin. In mezzo un progetto contro la violenza sulle donne, Luna Nuova... il coraggio che non ho avuto mai.
Devo dire il vero: l'avevo un po' persa di vista, dopo il bellissimo Under the Ice del 2009. Grazie ai social riemerge il contatto: mi racconta della sua appassionante vita di docente e del suo (apparente) distacco da qualsiasi prospettiva discografica. In realtà Barbara, in questi ultimi 9 anni, ha continuato a dare coltivare la propria creatività. Luna Nuova, se vogliamo, è solo post-it (peraltro molto rifinito) in forma di trittico, fuso emotivamente con una storia di immagini.
L'opener strumentale Gradalis ha una protagonista, la viola nel ruolo della "femminilità" unita alla simbologia del Graal (infatti "Gradalis" è il nome in latino del Santo Graal): è una musica "classica" e "contemporanea" al tempo stesso; "classica" perché l'arco melodico e armonico richiama a talune suggestive e sensuali tessiture "fin de siecle" di richiamo impressionistico; "contemporanea" perché questi sono suoni che raccontano il presente e si nutrono di una sensibilità popular dalla vaga ascendenza frontaliera (la PFM di Old Rain, le Orme di Florian, Anthony Phillips, i Genesis unplugged, i Penguin Café Orchestra, qualcosa di acustico-new age).   
Pop e grinta vocale contraddistinguono la ballata che dà il nome al CD: la Rubin non solo si diverte a pianificare vibranti polifonie vocali, ma colora la trama di sonorità elettroniche di qualità cangiante. Convincente la spinta canora, tra Tori Amos e Antonella Ruggiero.
Con Libera la Rubin si stacca dalla canzone classica per innestare moduli stilistici vicini al progressive: lo comunicano efficacemente alcune irregolarità ritmiche, l'uso solistico - pur breve - del moog (a 2'43"), una scrittura più rarefatta a favore di un'atmosfera sospesa (l'inizio), aperture sinfoniche, le combinazioni timbriche elettro-acustiche e qualche passo modulante.
Ora, apprezzato l'assaggio, non ci resta che attendere gli sviluppi di questa artista poliedrica dalle mille risorse... (Riccardo Storti)

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