sabato 3 marzo 2018

IL CERCHIO D'ORO - "Il fuoco sotto la cenere" (Black Widow Records, 2017)



Avete presente quando andate in una di quelle belle trattorie, dove le porzioni sono abbondanti e, appena vi alzate da tavola, vi sentite sazi, soddisfatti e contenti?
Ecco, l'ultimo lavoro dei savonesi Il Cerchio d'Oro (prodotto sempre dalla Black Widow Records) mi ha trasmesso proprio questa impressione. È ricco e, alla fine dell'ascolto, ti lascia appagato. Sette pietanze cucinate con occhio attento al ricettario degli amati anni Settanta ma con un gusto personale per la melodia e per complessi incastri tematici di felice variabilità. Benvenuti tra i fornelli accesi dai gourmet Terribile, Piccolini, Pradal e Spica. Il fuoco sotto la cenere fa presto a blandire le pentole e a scatenarne la combinazione tra sapori e aromi sonori confezionati ad arte da questi esperti cuochi del prog.
Esco dalla metafora e la butto lì, senza esitazione: la band, con questo album, ha raggiunto il culmine, nonché l'esatta cifra stilistica che ne caratterizza l'indubbia passione (anche qualitativa).
Le voci: calibrate con zelo contrappuntistico secondo la migliore tradizione vocale ligure (l'imprinting della linea New Trolls, Latte e Miele e Nuova Idea che da Zena sale fino a Stella San Giovanni e dintorni). I colori: l'essenzialità tastieristica della famiglia Piccolini (il padre e il figlio) a cui basta un Hammond, un piano e qualche sintetizzatore. I ritmi: l'amore per l'hard rock, le distorsioni dei riff che lanciano la corsa a basso e batteria dei Terribile in giochi di simbiotici stop and go.
Disco denso, anche di richiami citazionali, più o meno voluti (lì, bisognerebbe chiedere alla band). Azzardo: la frase di basso dell'interludio di Per un amico (a 3'40") della PFM in Per sempre qui (3'46"); l'incipit pianistico de Il fuoco nel bicchiere ricorda vagamente quello de La realtà non esiste di Claudio Rocchi; in Il rock e l'inferno si palesa con baldanza il tema di Space Truckin' dei Deep Purple (4'58"). Emozionante l'omaggio a Ivan Graziani con la cover Il fuoco sulla collina (tratto da Agnese dolce Agnese del 1979) abbellita da dettagli vocali polifonici e da un suggestivo solo di Moog (là dove non te lo aspetti).
Da segnalare due passaggi incidenti nella forma e nello spirito: Paolo Siani e Giorgio Usai (storici membri della Nuova Idea), perfettamente a loro agio in Il rock e l'inferno, e Pino Ballarini (cantante fondatore de Il Rovescio della Medaglia), vocalist in Per sempre qui.
Il fuoco sotto la cenere è il frutto di uno sforzo appassionato e appassionante: musici (nemmeno troppo per caso) che hanno saputo offrire consistenza ad un fluido affresco prog tra reminiscenze sinfoniche (la title track, Il fuoco nel bicchiere e Per sempre qui), microsuite (Thomas) e orditi corali alternati a tempi composti (I due poli slittano verso i 5/4; Il rock e l'inferno mettono talvolta in mostra una muscolatura ritmica di 11/8).
Entrate e chiedete il menu: la cucina non vi deluderà. E dite che vi ho mandato io.
(Riccardo Storti)   

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