Avete presente quando andate in una di quelle belle trattorie, dove le
porzioni sono abbondanti e, appena vi alzate da tavola, vi sentite sazi,
soddisfatti e contenti?
Ecco, l'ultimo lavoro dei savonesi Il Cerchio d'Oro (prodotto sempre dalla Black Widow Records) mi ha trasmesso proprio
questa impressione. È ricco e, alla fine dell'ascolto, ti lascia appagato.
Sette pietanze cucinate con occhio attento al ricettario degli amati anni
Settanta ma con un gusto personale per la melodia e per complessi incastri
tematici di felice variabilità. Benvenuti tra i fornelli accesi dai gourmet
Terribile, Piccolini, Pradal e Spica. Il fuoco sotto la cenere fa presto a
blandire le pentole e a scatenarne la combinazione tra sapori e aromi sonori confezionati
ad arte da questi esperti cuochi del prog.
Esco dalla metafora e la butto lì, senza esitazione: la band, con questo
album, ha raggiunto il culmine, nonché l'esatta cifra stilistica che ne
caratterizza l'indubbia passione (anche qualitativa).
Le voci: calibrate con zelo contrappuntistico secondo la migliore
tradizione vocale ligure (l'imprinting della linea New Trolls, Latte e Miele e
Nuova Idea che da Zena sale fino a Stella San Giovanni e dintorni). I colori: l'essenzialità
tastieristica della famiglia Piccolini (il padre e il figlio) a cui basta un
Hammond, un piano e qualche sintetizzatore. I ritmi: l'amore per l'hard rock,
le distorsioni dei riff che lanciano la corsa a basso e batteria dei Terribile
in giochi di simbiotici stop and go.
Disco denso, anche di richiami citazionali, più o meno voluti (lì, bisognerebbe
chiedere alla band). Azzardo: la frase di basso dell'interludio di Per un amico (a 3'40") della PFM in
Per sempre qui (3'46");
l'incipit pianistico de Il fuoco nel
bicchiere ricorda vagamente quello de La
realtà non esiste di Claudio Rocchi; in Il
rock e l'inferno si palesa con baldanza il tema di Space Truckin' dei Deep Purple (4'58"). Emozionante l'omaggio
a Ivan Graziani con la cover Il fuoco
sulla collina (tratto da Agnese dolce
Agnese del 1979) abbellita da dettagli vocali polifonici e da un suggestivo
solo di Moog (là dove non te lo aspetti).
Da segnalare due passaggi incidenti nella forma e nello spirito: Paolo
Siani e Giorgio Usai (storici membri della Nuova Idea), perfettamente a loro
agio in Il rock e l'inferno, e Pino
Ballarini (cantante fondatore de Il Rovescio della Medaglia), vocalist in Per sempre qui.
Il fuoco sotto la cenere è il frutto di uno sforzo appassionato e
appassionante: musici (nemmeno troppo per caso) che hanno saputo offrire
consistenza ad un fluido affresco prog tra reminiscenze sinfoniche (la title
track, Il fuoco nel bicchiere e Per sempre qui), microsuite (Thomas) e orditi corali alternati a
tempi composti (I due poli slittano
verso i 5/4; Il rock e l'inferno
mettono talvolta in mostra una muscolatura ritmica di 11/8).
Entrate e chiedete il menu: la cucina non vi deluderà. E dite che vi ho
mandato io.
(Riccardo Storti)
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