Lo ha chiamato "un adattamento gentile". Molto più che gentile. Sobrio, tradotto in punta
di piedi, rispettoso delle linee con cambi di luci e di colori che rendono
tutto più indefinito, ergo affascinante.
Se l'originale di Battiato era un'icona sonica pop spontaneamente
wahroliana, il remake di Cinti è un tuffo in atmosfere impressionistiche. Si stacca l'elettricità e ci si rimette a
lavorare sulle parti, affidando tutto ad un solido quintetto classico (quartetto
d'archi più pianoforte). Poi la voce di Cinti: non è un'imitazione ma un'interpretazione
personale, seppure non distante dalla fonte ma ben oltre le prevedibili affinità
timbriche. Cinti "sente" il peso ma lo alleggerisce subito dalla
prima nota: tutto diventa naturale e chi ascolta si gode uno spettacolo dai
precisi contorni speculari.
Summer on a Solitary Beach assume il tratto cullante di una barcarola; Bandiera Bianca vive sulla solita frase
ostinata, resa addirittura più ossessiva da un metronomico pianoforte minimal; Gli Uccelli e Segnali di vita
erano già allora un apice che qui si ripete con la divertita consapevolezza
interpretativa di un'orchestra tascabile tarata al millimetro; la trazione rock
di Cuccurucucù e di Centro di gravità permanente emerge con
agio dai disegni dinamici degli archi lanciati sul rettilineo del dettato
melodico; il piano annuncia, con il passo di un improptu ottocentesco,
l'introduzione di Sentimiento Nuevo
mentre il quartetto sembra quasi diventare coro nell'accompagnamento del canto.
Se avete amato e amate questo classico della produzione di Battiato, mettetevi
alla ricerca dell' "adattamento gentile" di Cinti perché non
rimarrete per nulla delusi; anzi, sarebbe anche un'ottima occasione per
conoscere la discografia di questo compositore e cantautore che ha già un bel po' di album, uno più interessante dell'altro. (Riccardo Storti)
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