Quando circa 7 anni fa ebbi modo
di assistere al ritorno esplosivo dei Saint Just di Jenny Sorrenti, contagiato al
primo ascolto dall’entusiasmo sonoro delle prime note, gettai subito le mie
impressioni su carta, da trasferire al più presto sul blog del CSPI Notesospese. E così fu: riassumendo si trattava di un vinile di nuovi
brani, interpretati dalla formazione di quella reprise, nobilitata soprattutto
dalla presenza di Marcello Vento alle percussioni; in limine si poteva
assistere anche all’importante cameo del compianto Francesco Di Giacomo del
Banco del Mutuo Soccorso.
Nel 2017 il disco viene
ripubblicato su CD, ma introdotto da quattro brani incisi recentemente e con l’eloquente
titolo di Prog Explosion and OtherStories a nome di “Saint Just di Jenny Sorrenti”. Però, attenzione, perché
simile denominazione ci fa ben capire come questa uscita serva “a smorzare
l’attesa del quarto album” (cito il comunicato stampa).
E preludio migliore non poteva
esserci: la quaterna consta di due cover del e con il fratello Alan, l’opener
di Saint Just del 1973 e un inedito.
Si parte proprio con un remake de Il
fiume inondò, traccia del lontano esordio che non ha mai perso quella forza
evocativa, resa ancora oggi quasi tattile dagli efficacissimi arrangiamenti tastieristici
e portata all’ennesima potenza dall’interpretazione vocale contemporanea della
performer vocale celtico-mediterranea. I duetti con Alan non colpiscono solo per
l’avvincente gioco vocale: Sienteme,
grazie alla libertà di intreccio e di scambi timbrici nel canto, è “altro”
rispetto all’originale, addirittura più rock, in quanto corroborata da riff di
chitarre distorte e da slanci dinamici di brillante energia; Vorrei incontrati non è più una ballata
acustica folkeggiante, ma una raffinatissima pop song che si affida con
leggerezza a passaggi armonici di derivazione fusion, vicini a determinati
acquerelli jazzistici alla Pat Metheny.
Allora l’inedito E poi d’inverno potrebbe essere allora
il teaser che rimanderebbe agli esiti delle future fatiche? Nel caso, la
curiosità aumenta: liriche levigate (si parla di Frida Kahlo), scrittura
melodica suggestiva e sensuale, cambi di luce prog, mistilunguismo testuale,
aperture sinfoniche e, non ultima, una band complice nel sapere dare la giusta
vernice alla composizione di Jenny. Saint Just Again and Again: noi siamo
pronti ed affettuosamente impazienti. (Riccardo Storti)
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