martedì 26 giugno 2018

Gli agguati di Amadeus


Artwork di Shane Harrison  
Caos metropolitano. Automezzi che corrono per la via, gente che chiacchiera. Mi infilo nella creuza e mi arrivano gli schiamazzi dei ragazzini, presi dai giochi del doposcuola estivo parrocchiale. Siamo nell'entropia dei suoni.
Poi, di punto in bianco, un trillo emerge con serena chiarezza cristallina: sta tentando la fuga da una finestra aperta. È un trillo di pianoforte che si tira dietro una sonata di Mozart o dalle dita di un accorto interprete domestico o da un CD o da una trasmissione radiofonica. Non so e non è importante saperlo. Importante invece è la riflessione che si accompagna ogni volta che mi imbatto casualmente nell'inconfondibile calco delle musiche di Amadeus.
Sono sue e di nessun altro. In più hanno un effetto quasi sinestetico: è suono, ma tingono l'aria di azzurro, di freschezza e di profumi nati da un'immanente primavera dello spirito. L'umore muta, dimentichi l'astio quotidiano che si annida in ogni angolo di conversazione: il bello illude, ma serve. Sempre. (Riccardo Storti)

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