Chitarra, basso e batteria per un
album strumentale nel 2018. Scelta coraggiosa, visto che i colori sono quelli
che sono: il resto dovrebbe arrivare dal binomio armonia-melodia, perché,
comunque, si sa, basso e batteria possono solo offrire un supporto ritmico (nel
quale, però, alle fine, ti giochi tutto).
Il mondo del rock – cosiddetto –
alternativo è zeppo di combo simili. Nel caso dei veneti ArtisHands (all’esordio
discografico) va sottolineato che qualche aiutino timbrico giunge dal ridotto
comparto tastieristico, guidato dal bassista Graziano Martello, a cui si
aggiunge la solida batteria di Silvan Martellato e la chitarra (dalle mille
voci) di Alessandro Nalesso.
Che dire? Tecnicamente si tratta
di un ensemble composto da musicisti molto preparati; quanto alle composizioni,
molto bene quando il gruppo si muove in territori stilistici tra jazz, fusion e
blues (le conclusive Belzeblues e Noisy Light): lì si avverte, oltre alla
libera vena creativa, un’accortezza strutturale nel trattamento del comparto
armonico.
Il resto del CD è pura energia
sonora con tellurici sbalzi dinamici tra progressive (in Deep Space si sentono i King Crimson anni Ottanta), crossover (Funkgalactic e Phoenix) e temi arabeggianti (l’ “Area” heavy di From Dawn to Dawn). Gli ArtisHand
risultano vivaci e brillanti ma, forse, meno ispirati rispetto alle due gemme
citate (appunto Belzeblues e Noisy Light). Sia bene inteso: la
bravura tecnica del trio, grazie ad alcuni interventi individuali di rilievo,
bilancia un’ispirazione – in questo caso - un po’ più in sordina, per cui,
spesso, i brani diventano anche pretesto per offrire spazio allo spirito
improvvisativo. E, in quel caso, ad ogni modo, ordine, pulizia e prospettiva
sonora sono garantite al 100%.
Il nucleo è convincente e, come presentazione, Lullabies for Aliens non sfigura
affatto, anzi… chissà se per il bis decideranno di partire dalla coda? (Riccardo
Storti)
Potete acquistarlo qui.
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