domenica 4 novembre 2018

DUŠAN JEVTOVIĆ - "Live at Home" (Moonjune, 2018)


L’efficace copertina comunica un senso di ritorno a casa. Una casa di legno e una vecchia vettura che noi italiani potremmo confondere con una Fiat 600; in verità si tratta Zastava di produzione jugoslava, anche perché la foto è di un fotografo serbo, Ivan Arsenijević. Come di origine serba è Dušan Jevtović, che, in uno dei suoi ritorni, ha deciso di dare un concerto a fine dicembre del 2016, presso gli spazi del Decije Pozorište della natia Kragujevac. Il chitarrista slavo era accompagnato dall’ottimo Vasil Hadžimanov alle tastiere (già presente in No Answer e artefice del bellissimo album Alive per Moonjune che recensii qualche anno fa), nonché dalla sezione ritmica formata da Pera Krstajić al basso e Pedja Milutinović.
La scaletta della performance prevedeva brani di Jevtović (in parte tratti da No Answer) più due composizioni di Hadžimanov; l’impianto jazzistico, come è naturale, ha incoraggiato felici sforamenti in direzione di improvvisazioni chitarristiche e pianistiche dei due che, anche in questa sede, hanno confermato complicità e affiatamento.
Uno dei momenti più piacevoli e orecchiabili va scorto nella soft fusion, quasi carioca, di New Pop dove, su una tessitura armonica leggera, si possono apprezzare gli interventi solistici di Jevtović, Hadžimanov e addirittura del bassista Milutinović, mentre il batterista Krstajić garantiva un 4/4 tanto squadrato e gregario, quanto necessario e sicuro.
Il carnet di Jevtović colpisce per varietà: si va dalle tinte canterburiane di No Answer, ai retaggi folk di Babe (secondo, però, una declinazione crimosoniana) e di Al Aire-Soko Bira, fino alla sperimentazione (anche) elettronica di Angel e Gracias y perdon/Outro.
Suggestive anche le partiture di Hadžimanov: Ohrid è un evidente omaggio alla Macedonia (terra in cui nacque la madre), sviluppato su una breve melodia da cui nasce il dialogo tra chitarra e piano elettrico su un sensazionale gioco di crescendo e suggestivo interplay; Briga è un blues balcanico dalle imprevedibili variazioni dinamiche, foriere di atmosfere jazz rock tra Miles Davis, Soft Machine e Nucleus. In tale frangente la chitarra di Jevtović raggiunge degna distinzione grazie a brillanti operazioni destabilizzanti, caratterizzate da distorsioni e dissonanze con il solito stile assai ecclettico (McLaughlin, Stern, Fripp, Howe, Etheridge e Di Meola).
Live at Home fissa un bel momento di buona musica, nonché di empatia tra strumentisti assai preparati non solo con la testa e con le dita, ma anche con il cuore. Questa è gente che ha confidenza con la qualità, per cui è abbastanza normale che un disco simile sia una soddisfazione non solo per chi lo ha inciso, ma pure per chi lo ascolta.
(Riccardo Storti)

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