Domanda: ma la voce umana sta
scomparendo dal progressive rock contemporaneo italiano? Me lo chiedo,
semplicemente perché, mai come in questi ultimi anni, è andata incrementando la
tendenza a mettere su band senza cantante e avvalendosi, sovente, di formazione
triadica (basso, chitarra e batteria) con sporadici inserimenti di tastiere.
Ovviamente il mio quesito è
ironico ma non vuole nemmeno deprezzare l’imprinting espressivo di questi
numerosi complessi che, per scelta o per necessità, si trovano ad affrontare
sfide piuttosto ambiziose.
Dal novero, questa settimana
estraggo il nuovo CD dei trevigiani Quarto Vuoto che, con Illusioni, ha dato alle stampe un concept album esistenziale dedicato
alle varie fasi della vita e alla caducità della stessa. Tema pregnante e
affascinante, direi. Il racconto, affidato solo alla musica, un po’ come in un
poema sinfonico ottocentesco.
La narrazione si dipana in sei
tracce, stilisticamente, ben proiettate in un’ottica progressive, tra presente
e nobile passato. Le idee musicali, spalmate nelle composizioni, sono davvero
tante, peccato, però, che quando i nostri si cimentano in forme più espanse
(penso alle microsuite Impasse, Apofis e Due io) cadano nel vicolo cieco di una prolissità gravata dalla
frammentazione di motivi che faticano a raggiungere un’adeguata sintesi.
Scendiamo nel dettaglio: le introduzioni ad Impasse
e Due io risultano troppo lunghe e
“centripete” nel senso che faticano a trovare un adeguato sviluppo tematico
(nella prima pesano le percussioni, nella seconda i tappetoni space delle
tastiere), idem dicasi per la coda pianistica di Apofis.
Nel breve va molto meglio, in
quanto l’ensemble dimostra di sapere padroneggiare con più cura e dettaglio
quanto voglia esprimere, anche sulla base di suggestioni di genere ben
metabolizzate: l’opener Nei colori del
silenzio mischia atmosfere sognanti tra Alpha
Centauri dei Tangerine Dream e Felona
e Sorona delle Orme, senza dimenticare la lezione dei Pink Floyd e degli
Eloy. Fascinazioni ritmico-dinamiche e dilatazioni timbriche sono il sale di Coscienza Sopita: bella la soluzione di sottoporre (nel senso proprio di
“mettere sotto”) alla frase solista di chitarra gli arpeggi dissonanti di piano
elettrico. Un plauso speciale merita la conclusiva Tornerò: arpeggi alla Marillion aprono ad una serie di melodie
“cantate” prima dal violino, poi dalla chitarra elettrica in un piacevole
melange tra i King Crimson di Exile e
i Camel di Moonmadness; siamo al
vertice di Illusioni e, forse, su un
ponte gettato verso nuove e attese creazioni.
(Riccardo Storti)
Nessun commento:
Posta un commento