sabato 30 marzo 2019

THE BREATHING EFFECT - "The Fisherman Abides" (Alpha Pup Records, 2017)


Mi sono innamorato di questo disco. È non è il primo, scorrazzando per i lidi fiorenti di Bandcamp. Allora: The Breathing Effect è un quartetto californiano fondato da Eli Goss (chitarra, tastiere e voce) e da Harry Terrell (batteria e basso), a cui si sono aggiunti il tastierista di origine giapponese
Moki Kawaguchi (bravissimo nel gioco degli effetti sonori) e, solo più recentemente, il bassista Andy McCauley.
Nel settembre del 2017 danno alle stampe il loro secondo CD, The Fisherman Abides, prodotto dalla label alternative Alpha Pup Records. Il mix è piacevolissimo: sonorità vintage di piano elettrico, ritmiche tra black music e qualche latineria con inserimenti psichedelici vicine tanto al kraut quanto allo space rock.
Ne è subito testimonianza l'opener Water Static (Blinding Phoenix), song simil-wyattiana dal profilo singolare, visto che l'essenziale impianto jazz viene presto sopraffatto da perturbazioni atmosferiche di tappeti sintetici. The Morning Swim, invece, si sviluppa attraverso ossessive trame minimaliste, arricchite da campionature e vibrazioni ritmiche dense di felici irregolarità; con The Grove emerge l'amore di The Breathing Effect per certe ariose aperture alla Weather Report o alla Yellow Jackets: fusion che tiene a bada gli stimoli elettronici fino al baccanale di The Grove, ideale prosecuzione espressiva del brano precedente, questa volta corroborato da interventi solistici ai sintetizzatori.
Voci evocative, contrappunti orientaleggianti e tastiere anni Ottanta sono gli ingredienti della seconda canzone, Walking Backwards: c'è qualcosa che potrebbe ricordare il sodalizio Sylvian-Sakamoto connesso, però, a strutture sonore e ritmiche vicine a sperimentazioni contemporanee. Il breve interludio Driftwood Dialogue (un vero e proprio tributo ai corrieri tedeschi) diventa passaggio obbligato verso le melodie di Josephine, aperta da trame chitarristiche arpeggiate alla Andy Summers anni Novanta. Pianoforte protagonista in The Pier (New Eyes): nessun virtuosismo, ma itinerari onirici alla ricerca di una melodia intorno ad un centro tonale, mentre fuori infuriano la batteria e i synth.
Finale con tributo, visto che The Ode si avvale del tema di Herandu dei Weather Report (tratto da Black Market), originariamente in 11/4, ma qui suonato in 6/4 e variato in 11/8, sfruttando un impianto ripetitivo che, però, riesce ad attivare veri e propri spazi espositivi solistici di piano elettrico e basso.
Un appeal unico, quello di The Breathing Effect: meritano di essere seguiti e corteggiati (dalla discografia più lungimirante).
(Riccardo Storti)

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