domenica 5 maggio 2019

PAOLO BALTARO - "The Days After the Night Before" (Banksville Records, 2017)


Interessante la carriera musicale di Paolo Baltaro. Partito con il prog degli Arcansiel e giunto ad esperienze collaterali dal sapore sperimentale (cito solo i S.A.D.O.), oggi vive a Londra e fa della buona musica. Non che prima non ne facesse, anzi… ma, da quando Baltaro si è dedicato alla produzione solista, il suo particolarissimo stile (figlio e nipote di mille stili) si sta definendo sempre di più secondo una linearità creativa eclettica, matura e al passo con i tempi.
Molti noi, appassionati di prog, si limitano spesso ad inquadrarlo come bassista e cantante degli Arcansiel, ma c’è molto di più nel suo ampio spettro di esperienze che vanno dal pop al punk, attraverso la musica d’occasione estemporanea e no (tra cui il “lisciometal”).
Quale migliore occasione per fissare il proprio arcobaleno sonoro (l’arcansiel che torna) in un album che racconti una finzione? Infatti il sottotitolo di questo lavoro presenta un’indubbia dicitura: “Original Soundtrack for Imaginary Movies”. Tutti possibili “commenti musicali” per ipotetici film (tranne uno, l’opener Do It Again, dimostrazione che Baltaro si sia realmente cimentato nella scrittura della colonna sonora). Come è ovvio, il compositore si è divertito un mondo ad inventare titoli di possibili bizzarre pellicole (il thriller Rivers of Wine), bislacchi musical (Midnight in Porter), fiction serie tv (l’ “irreale sequel” della psycho-porn-science fiction Low Fare Flight to the Heart) e irriverenti docufilm (Syd Barrett Goes Bananas).
Il disco scorre veloce e in maniera estremamente piacevole, in quanto si presenta come una sorta di trasversale galleria tra generi; Baltaro si muove con passo raffinato ma senza eccedere in tentazioni manieristiche, semmai sfruttando quella vis dissacratoria che ne ha contraddistinto alcuni episodi discografici del passato (tanto i S.A.D.O., quanto La Sorella Maldestra).
Traccia dopo traccia, la prospettiva caleidoscopica di Baltaro si allarga e si restringe attraverso un itinerario ricco di sorprese: si toccano delicatezze britpop di classe (le due versioni di Do It Again e Postcard from Hell), strane confluenze tra scritture zappiane e cori degni degli Yes (Cole Porter and Frankz’s Birthday Party… occhio: è il vertice del disco), il Beatles revival anni Novanta alla Tears for Fears (Silent Song), incipit chitarristici in sordina alla Dire Straits (Goodnight), psichedelia chantant prog (Bike, cover di Barrett) e mosse funky hendrixiane aperte a spazi improvvisativi davisiani (ecco come stravolge It’s All Right With Me di Cole Porter). Azzeccato il piccolo omaggio alla tape music dei Beatles d’avanguardia nella ghost track Revolution n. 13-11.  
Anche la voce di Baltaro ha una grana che ben si allinea con la forza comunicativa di alcune canzoni: ricorda quella di Brian Adams, ma, se i toni della dinamica si alzano, si avvicina, nell’acuto, addirittura al piglio canoro di un Steve Tyler (tale sviluppo evolutivo, all’interno di una song, si può notare nella rockeggianti Another Sunny Day, Nowhere Street Part II e Pills).

Baltaro non si ferma. Lo scorso settembre ha pubblicato il suo primo album dal vivo, Live Pillheads, registrato a Vercelli il 2 febbraio 2018; un altro stimolante documento che, anche alla luce dell’ascolto di The Days After the Night Before, merita un approfondimento da cui – come è mia natura – non mi sottraggo. Ne parleremo prossimamente.
(Riccardo Storti)   

Nessun commento:

Posta un commento