In un mese ho ascoltato 4 dischi di notevole spessore qualitativo. Chi
sostiene che la "musica di oggi" stia languendo, sbaglia. Certo,
fuori dal mainstream, ma, anche lì, tra i nicchiosi della nicchia, c'è chi si
lamenta avanzando reiterazioni di stereotipi tali da negare qualsiasi percorso originale.
Non è così. E me lo hanno fatto capire la sintesi monumental-prog dei Goad,
la neo-new wave di Pivio e lo Zoo di Berlino, veri eredi contemporanei degli Area. Ora aggiungo pure l'ultimo Zuffanti.
In / Out ci restituisce uno Zuffanti ulteriormente
cambiato, rinnovato, cresciuto, consapevole equamente del proprio talento e dei
propri limiti. È un altro Zuffanti; è il musicista che esce fuori dalla
produzione narrativa, trasformato dalle parole e nelle parole, divenuto regista
di suoni e di liriche.
Comporre, dal latino "componere", mettere insieme. Idee, un
progetto e un gruppo adatto e complice a realizzare l'opera, così Fabio
Zuffanti, questa volta, resta apparentemente fuori e, un po' come un
compositore di musica colta, affida i suoi lauti appunti ad una squadra
efficiente ed efficace.
Al vertice, autentico supervisor del disco, Livio Magnini (storico
componente dei Bluvertigo) che è un po' il Brian Eno della situazione; alla
voce, Fabio Cinti, timbrica vicinissima a quella di Franco Battiato, ma guai a
limitarci a simile marcatore espressivo (lo vedremo più avanti); consulente ai
(bei) testi di Fabio, la versatile penna di Piergiorgio Pardo degli Egokid.
Strumenti in mano ai fedelissimi Paolo "Paolo" Tixi e Giovanni
Pastorino (batteria e tastiere della Z-Band) e Nicola Manzan, violinista di
Bologna Violenta.
Ascoltate attentamente perché sono cambiate
le nostre opzioni: un opener che
sa già di messaggio nel titolo. Qualcosa è cambiato e in "noi". Il
collettivo? O Zuffanti e gli altri "io", disseminati tra musica,
letteratura e vita quotidiana? Poco importa: si parla di amore e lo si farà per
tutto il disco. È rock indie quello di Fase
Uno e siamo al perfetto livello con i contemporanei che sanno comunicare
gli affetti e gli effetti del nostro tempo. Zuffanti c'è.
E riprende qualche filo con La foce
del ladrone quando iniziano le prime delicate note de Gli inconsolabili: c'è il ricorso al passato giovanile percepito in
1986 (On a Solitary Beach), tra
illuminazioni narrative alla Battiato e armonie sintonizzate su David Sylvian e
Steve Wilson.
Pop? Ma sì e sempre con spontanea e raffinata intelligenza: In / Out è lì a dimostrarlo; la
scansione ammiccante, ipnotica e sensuale del testo si infila tra le griglie
sonore di un panneggio denso di elettronica e chitarre distorte. Bluvertigo
meets Depeche Mode e una sottile pazza idea da parte di chi ascolta: ma cosa
diventerebbe questa canzone se fosse interpretata da Patty Pravo? Almeno nella
prima parte, perché da 5'14" emerge un'altra canzone, dai tratti più
acustici, figlia di una melodia cantautorale dalle ascendenze care a Fabio
Zuffanti (in primis Lucio Battisti).
Violenza domestica è un altro coniglio tirato fuori dal cilindro:
l'incipit ha la ritmica discotecara, ma il tema per bicordi è perentorio,
scuro, avvicina il minimalismo orchestrale del Glass cinematografico -
...stik(oyanic)atsi... - ai King Crimson; stacco deciso e via di piano
elettrico: lounge, aria brasileira anche nel cantato persuasivo, un po' come in
un disco di Marcos Valle degli anni Settanta (mai ascoltato Democustico?).
I-O coda è il primo strumentale, un omaggio al repertorio
elettronico tedesco dei Kraftwerk, chiuso inaspettatamente da una prepotente
detonazione alla Mars Volta. Emozionante il ripescaggio di Se ci sei (già presente in La
foce del ladrone): il trattamento acustico con chitarra e violino, fuso
all'efficace interpretazione vocale di Cinti, ci restituisce una traccia che
mostra felici attinenze con i Radiohead. In-quieti
mischia citazioni montaliane su strutture musicali legate a Battiato e ai
Bluvertigo. Conclusione strumentale dalle prospettive piuttosto interessanti: Frantumazione è una possibile colonna
sonora dotata di risultanze piuttosto eclettiche, visto che passa in rassegna
chitarre alla Police e melodie alla Stelvio Cipriani.
In / Out è un album che sa di maturità e freschezza: Fabio
Zuffanti, grazie anche all'affiatata rete di collaboratori, ha prodotto un
lavoro che lo pone tranquillamente alla pari di altre realtà nazionali, sia per
qualità, sia per capacità espressive (mi riferisco in particolar modo a Max
Gazzé, Mario Venuti, Francesco Bianconi e Morgan).
Riccardo Storti
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