mercoledì 28 agosto 2019

Al mare con Ulisse


Dove c'è Ulisse, c'è mare. Quale migliore location, a Genova, se non quella dell'Isola delle Chiatte al Porto Antico, per una rappresentazione teatrale. L'artificio (artem facere...) ha funzionato ancora per la compagnia di Luca Cicolella e Igor Chierici: dopo i successi del passato, quest'anno, per la rassegna Sea Stories, con Ulisse, il duo ha riadattato gli episodi salienti del poema omerico in chiave drammaturgica.
Ieri sera, 27 agosto 2019, ultima replica e performance che, di fatto, ha chiuso la fertilissima rassegna di spettacoli, cominciata all'inizio del mese e che ha visto lo stesso Chierici nella veste di direttore artistico. Una conseguenza naturale di quanto avvenuto negli ultimi tre anni, grazie soprattutto ai successi delle piece Pianista sull'Oceano, La Leggenda di Moby Dick e La Leggenda Ernest Shackleton: L'eroe dei Mari.
Con Ulisse si è assistito ad un'ulteriore crescita del gruppo: sul palco, oltre a Chierici (Ulisse) e a Cicolella, Cristina Pasino, Bruno Ricci e il musicista Edmondo Romano, nei panni di attore / esecutore con tanto di duduk armeno e chalumeau a portata di mano.
Ha convinto soprattutto la realizzazione plastica della scansione narrativa: i passaggi classici (previsti e prevedibili come l'incontro con Polifemo, quello con Circe e, poi, con le sirene) vanno ben oltre al racconto grazie a indovinate soluzioni registiche e scenografiche, attuate con raffinata spregiudicatezza. Questa mano diventa un determinante valore aggiunto anche durante altre sequenze: penso alla mossa vivacità innescata dalla scellerata apertura dell'otre dei venti di Eolo o alla drammatica coralità che pervade il breve viaggio di Ulisse nel regno dei morti, nonché al pathos sacrilego durante l'empio pasto dei compagni di Odisseo, ormai decisi a cibarsi delle vacche sacre al Sole. La storia è bella di per sé - si sa - ma in teatro deve muoversi e ieri sera non sono mancate calcolate girandole di ruoli e marchingegni fabulistici tali da generare rinnovate sorprese nello spettatore che, comunque, immagina già cosa potrebbe vedere, ma non cosa aspettarsi. È la formula perfetta che ha reso popolari anche gli altri copioni, nonché una ricetta vincente per future invenzioni su insoliti palchi. Meritano una citazione di plauso le scenografie di Cristina Repetto, i costumi di Carolina Tonini e le musiche di Igor Chierici, a cui si è aggiunta la preziosa consulenza strumentale e strutturale di Edmondo Romano. (Riccardo Storti)   



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